Per quanto vincente ed efficace, il Chelsea si trova da un po’ di tempo al centro di un dibattito – sebbene puramente teorico e filosofico – sull’essere una squadra difensiva o ‘semplicemente’ una squadra molto brava a difendere. Il suo giocare con una difesa a tre più due mediani, il non prediligere un possesso palla prolungato e imposto, oltre ad alcuni numeri netti (è la squadra che ha completato più tackle e intercetti, statistica che di solito si addice più alle squadre chiuse e di medio/bassa classifica, e ha tenuto la porta inviolata per 24 volte su 36 incontri complessivi da quando c’è Tuchel), sono chiaramente esplicativi dei punti di forza e dello stile dei Blues. Ma, nonostante in cinque partite di campionato avessero finora subito una sola rete (su rigore, dal Liverpool), e nonostante l’incredibile media del nuovo allenatore dal suo arrivo in Inghilterra contro Guardiola – tre vittorie su tre (tra cui la finale di Champions League) -, stavolta il Manchester City di Guardiola ha giocato da Manchester City di Guardiola, e nella partita d’apertura della sesta giornata non ce n’è stato per nessuno. Stavolta Pep non è caduto nel tranello e non si è fatto sovrastare dal solito “overthinking” (ovvero quei momenti in cui, in occasione delle grandi sfide, “pensa troppo” a come poter mettere in difficoltà la squadra avversaria finendo per rivoluzionare la propria, proprio come in occasione della finale di Champions quando lasciò inspiegabilmente fuori entrambi i mediani difensivi Rodri e Fernandinho per arretrare Gundogan), e la sua truppa ha risposto alla grandissima. Non solo hanno tenuto gli avversari a zero tiri in porta (non succedeva a Stamford Bridge dal 2003), annullando del tutto Lukaku e in generale la qualità offensiva dei londinesi, ma hanno anche prodotto una notevole prova offensiva e in generale dominato la gara dall’inizio alla fine. Il gol decisivo è stato di Gabriel Jesus, alla seconda rete stagionale.
Le restanti sei gare del sabato hanno visto due vittorie esterne, una vittoria interna e tre pareggi, per un totale di 18 reti segnate.
L’Aston Villa ha battuto il Manchester United a Old Trafford (non succedeva da 12 anni), grazie a una prestazione di grande livello e intensità e a un colpo di testa di Hause nel finale, cui è seguito nel recupero l’errore dal dischetto di Bruno Fernandes (al secondo rigore sbagliato sui 23 calciati in totale con la maglia dei Red Devils). Si è decisa allo scadere anche la sfida di Elland Road, dove il West Ham è uscito trionfante sul Leeds grazie alla rete al 90° di Antonio – probabilmente l’uomo più in forma della Premier League in questo inizio di stagione -, confermando il buono stato di forma che in settimana li aveva visti vincitori sul Manchester United in Carabao Cup. Altri tre punti anche per l’Everton, che si riprende dalla sconfitta con l’Aston Villa con una convincente vittoria sul Norwich (2-0), ancora con Townsend e Doucouré a segno.

Il Manchester United è alla terza sconfitta nelle ultime cinque gare, dopo quella nel girone di Champions e quella in Carabao Cup (tutte con un gol di scarto), e per quanto l’ennesimo gol di testa da calcio piazzato abbia ridato voce alle solite malelingue che criticano Solskjaer, la squadra non può perdere tempo a piangersi troppo addosso dato che mercoledì c’è già la sfida europea con la Villarreal (nella riedizione della finale della scorsa Europa League), concentrandosi piuttosto su quanto di buono hanno in casa (tra cui un sempre più brillante Greenwood, ottimo contro i Villans). Il Leeds United è ancora in attesa della prima vittoria, dopo tre pareggi e tre sconfitte, ma Bielsa rimane fedele ai suoi principi di intensità e marcature a uomo – che l’anno scorso valsero agli Whites il 9° posto – e probabilmente è solo una questione di tempo prima che le cose tornino a funzionare nella giusta direzione. Si fa sempre più nera invece per il Norwich, fermo a zero punti con 2 soli gol segnati (peggior attacco) e 16 subiti (peggior difesa), anche se classifica alla mano e con 32 giornate ancora davanti è ovviamente tutto sempre apertissimo (e che magari farebbe bene a riproporre la retroguardia a tre vista in Carabao Cup contro i Reds, una novità rispetto al dogmatico 4-2-3-1 di Farke ma che nonostante la sconfitta aveva dato più protezione centrale in zona difensiva).
Veniamo quindi ai pareggi, in ordine crescente di gol segnati. Come il Norwich, ancora senza vittorie è anche il Newcastle, che stavolta è parso azzardare un atteggiamento più offensivo (con il passaggio da una retroguardia a cinque a un 4-1-4-1) e ha anche trovato il vantaggio sul Watford, con Longstaff, prima del pareggio dei padroni di casa a opera di Sarr (già alla quarta rete in campionato). Nell’ultimo anno, il Burnley aveva segnato due gol in campionato soltanto in un’occasione, ma nonostante l’impegno e il doppio vantaggio questo non è bastato per avere la meglio sul Leicester City, che ha rimontato per due volte grazie all’eterno James Vardy (già a quota cinque reti, e autore anche dell’autogol che ha aperto le marcature), del tutto rinato dopo il riposo estivo fatto – per sua stessa ammissione – di divano, famiglia e birra. A far più chiacchierare è però stato il 3-3 tra Brentford e Liverpool, dove tra un gol e l’altro ha fatto “discutere” la scelta di Klopp di inserire un attaccante per un centrocampista (Firmino per Curtis Jones), sul punteggio di 2-3, senza quindi “proteggere” il risultato quanto piuttosto mantenendo uno spirito offensivo, poi punito dalla strategia fatta di palle lunghe delle Bees, che alla prima sfida contro una Big – scusate, tifosi dell’Arsenal – se la sono cavata comunque molto bene.
Nella prima delle due partite della domenica, il Wolves ha trovato la seconda vittoria in campionato grazie a uno 0-1 in casa del Southampton. La rete ha una grande importanza in quanto porta la firma di Raul Jimenez, che a meno di un anno dal durissimo infortunio alla testa con annessa rottura del cranio, è tornato non solo a giocare ma finalmente anche a segnare. I Saints sono una delle cinque squadre ancora senza vittorie, e sono alla terza gara consecutiva senza segnare, mettendo in evidenza tutta la mancanza di una punta come Danny Ings.

Alle 17.30 si è poi giocato il derby del Nord di Londra, in un Emirates pieno e con un pubblico che aveva ripreso l’entusiasmo dopo le recenti prestazioni della squadra. L’Arsenal, dopo aver sistemato la formazione e inserito i nuovi acquisti al posto giusto, ha decisamente cambiato passo e mentalità di gioco, e sembra aver acquisito una certa “fiducia” nei propri mezzi che fino a poche settimane fa era del tutto assente. Il Tottenham è stato liquidato nel primo tempo, con le reti di Smith Rowe, Aubameyang e Saka, prima del gol della bandiera di Son a dieci minuti dalla fine (che rappresenta il primo gol subito da Ramsdale alla quinta presenza ufficiale). La grande prova dei Gunners non deve però far passare in secondo piano la pessima prova degli Spurs, in particolare di uno spentissimo Kane (che insegue ancora la prima rete in campionato) e di tutta la linea difensiva, ed è la dimostrazione lampante di come nel calcio le cose possano cambiare in un lampo: soltanto un mese fa, l’Arsenal aveva perso le prime tre partite senza segnare, mentre il Tottenham aveva vinto le prime tre senza subire (con Nuno Espirito Santo eletto Manager di agosto).
Strano a dirsi, considerando le annate scorse, ma il Monday Night tra Crystal Palace e Brighton è una delle sfide più attese di questo inizio di stagione, tra due delle squadre (e degli allenatori) più interessanti e affascinanti del panorama inglese. Senza un giocatore fondamentale come Bissouma a centrocampo, gli ospiti – che, in caso di vittoria, sarebbero andati in testa alla classifica in solitaria per la prima volta nella propria storia – si sono disposti con una difesa a cinque e hanno subìto il gioco della formazione di Vieira. Le Eagles sono passate in vantaggio grazie a un rigore di Zaha (al quinto gol consecutivo contro i Seagulls, e alla 400esima presenza ufficiale nel Sud di Londra), ma per la vecchia regola non scritta del ‘gol sbagliato gol subìto’ al pesante errore di Ayew (a secco da 35 partite consecutive) è seguito il pareggio al minuto 95′ con Maupay (alla quarta rete personale, ovvero la metà del bottino raccolto l’anno scorso in 33 gare).
Di Luca Donina