Le goleade in Premier League non vengono quasi mai da sole, fateci caso. Quando una squadra dilaga e vince in maniera netta e schiacciante, è molto probabile che anche altre partite della stessa giornata seguano lo stesso copione. Potrebbe essere una specie di dimostrazione di forza tra big (del tipo “ne hai fatti quattro? ti faccio vedere che io ne faccio cinque”) o una qualche congiunzione astrale che porta gli attaccanti a essere più precisi sotto porta, oppure soltanto una semplice coincidenza (perché in fondo la palla è rotonda, e il calcio sono solo episodi). Fatto sta che la nona giornata ha visto ben 40 reti segnate e ben quattro squadre hanno marcato almeno quattro reti, con alcuni risultati che hanno fatto drizzare i capelli in testa a molti.
L’Arsenal aveva chiuso la giornata precedente con un pareggio in extremis contro il Crystal Palace, e ha aperto la nuova con una vittoria convincente contro l’Aston Villa nell’anticipo del venerdì sera. Thomas Partey ha aperto i giochi con il primo gol personale in maglia Gunners, Aubameyang ha convertito in rete la ribattuta di un rigore che Martinez (illustre ex) aveva parato, e Smith Rowe ha coronato la sua prestazione da migliore in campo con il gol del 3-0, prima del gol della bandiera di Jacob Ramsey. Gli ospiti sono stati decisamente sottotono nella partita (terza sconfitta consecutiva), ma va detto che Arteta è riuscito a impostare bene la gara fin dall’inizio, con un convincente Tavares a sinistra (all’esordio dal primo minuto), un solidissimo Tomiyasu a destra, e un Lacazette particolarmente ispirato e coinvolto nella posizione di “numero 10”, alle spalle di Aubameyang.

Sia Burnley (2-2 a Southampton) che Newcastle (1-1 a Crystal Palace) hanno rimandato di nuovo l’appuntamento con i tre punti – in una specie di gara a chi riuscirà per ultima a trovare la prima vittoria in campionato -, unendosi a Leeds e Wolverhampton (1-1) nei pareggi di giornata. Per i Saints è andato ancora a segno l’albanese Broja (quinto giocatore più giovane nella storia della Premier a segnare nelle prime due partite da titolare, in un gruppo che comprende anche Iwobi e Gabriel Jesus), mentre per il Burnley ha segnato una doppietta Cornet (tre gol in tre partite da titolare, dopo l’arrivo estivo dal Lione). Il Newcastle si è separato in settimana da Steve Bruce (con enorme gioia dei tifosi) per affidare temporaneamente la squadra a Graeme Jones, e tutto sommato la partita è andata come previsto, soprattutto perché il Crystal Palace ha trovato il quarto pareggio consecutivo (sesto nelle prime nove partite, eguagliando il record di Sunderland e Stoke del 2012/13). Il Leeds ha trovato invece il settimo punto in classifica grazie a un rigore al 93′ trasformato da Rodrigo (il gol degli Wolves porta invece la firma di Hwang, di nuovo), in un’altra partita senza Phillips e Bamford.
Ma prima si parlava di goleade, quindi eccole. Nella sfida tra prima contro ultima, il Chelsea ha demolito il Norwich per 7-0. La squadra gialloverde ha eguagliato la propria peggior sconfitta nella massima divisione inglese, e ha praticamente già un mezzo piede nella fossa per la retrocessione a fine anno. La società dovrebbe probabilmente licenziare Farke e cercare un sostituto, non tanto perché il tedesco non sia competente (tutt’altro) quanto perché probabilmente il gruppo ha bisogno di uno scossone e di un metodo di gioco diverso, dato che continuare su questa strada si sta dimostrando una scelta che non paga. La squadra di Tuchel ha concluso invece con l’ennesimo clean sheet e si è mantenuta in vetta alla classifica, in una partita che dimostra una volta di più quanto siano “forti”: sette reti senza i due attaccanti titolari (Werner e Lukaku), con la prima tripletta in carriera di Mason Mount e con Chilwell diventato il primo giocatore inglese in maglia Blues dai tempi di Lampard ad andare in gol per quattro partite di fila, oltre alle ottime prestazioni di due giocatori ‘di rotazione’ come Kovacic e Hudson-Odoi.

Il Watford di Ranieri, dopo aver preso cinque gol in casa dal Liverpool, è andato a Liverpool (dall’Everton) e ne ha segnati cinque (perché il bello del calcio è che spesso niente è da dare per scontato). La squadra di Benitez vinceva 2-1 fino circa a un quarto d’ora dalla fine, poi blackout totale. Per le Hornets da segnalare la tripletta di King – che ha segnato tanti gol quanti ne ha fatti l’anno scorso proprio con la maglia dei Toffees – e l’ennesima buona prestazione di Dennis, che in meno di mezz’ora ha segnato e messo a segno due assist. Nel posticipo delle 18.30, poi, il Brighton ha ospitato il Manchester City, nella sfida che prima del fischio d’inizio vedeva contrapposte le due migliori difese del campionato. Prima, appunto, dato che la squadra di Guardiola era in modalità “schiacciasassi” e la partita si poteva mettere in archivio già dopo mezz’ora (0-3 all’intervallo, 1-4 al 90esimo). Potter ha comunque di che essere soddisfatto, in quanto la prestazione dopo l’intervallo è stata incoraggiante (e soprattutto si è rivisto in azione Lamptey, recuperato dopo il lungo infortunio).
Le due partite delle 15.00 della domenica hanno regalato la vittoria al Leicester e al West Ham ai danni rispettivamente del Brentford e del Tottenham. Le Bees hanno giocato meglio – non una novità – durante il primo tempo ma il Leicester ha dalla sua un giocatore in stato di grazia come Tielemans, che ha aperto i giochi prima che Maddison (che non segnava da febbraio) li chiudesse per l’1-2 finale. Il derby di Londra è invece stato deciso da Antonio, aprendo nuovi discorsi sull’operato di Nuno Espirito Santos (il primo cambio è stato al minuto 84′, per esempio) e sulle prestazioni di alcuni giocatori (come Dele Alli o Kane, limitato a un solo tiro).

Ed eccoci arrivati al gran finale. Nella partita che ha chiuso la giornata, la più attesa, il Liverpool ha letteralmente distrutto il Manchester United. Il risultato si commenta da sé: 0-5, con tripletta di Salah (quinto giocatore a segnare tre gol ai Red Devils, dopo David Bentley, Dirk Kuyt, Lukaku ed Eto’o, e il primo a farlo a Old Trafford dopo Ronaldo – ehm, quel Ronaldo – in Champions League nel 2003). Solskjaer è sotto i riflettori praticamente dal suo primo giorno in carica a Manchester, e per quanto ci sia gente che scalpita per commentare la sua inadeguatezza di fronte a episodi come questo, va detto che stavolta l’allenatore norvegese la poteva forse preparare effettivamente meglio, visto il pessimo atteggiamento dei suoi nel pressing e il troppo spazio lasciato appunto a Salah, probabilmente il giocatore attualmente più in forma del mondo e che segna da dieci gare consecutive. I padroni di casa hanno chiuso in dieci (espulso Pogba, entrato nella ripresa, per un tackle cattivissimo, e poco prima poteva essere espulso anche Ronaldo per aver calciato un avversario) e con sei ammoniti in totale, e sono sembrati inerti di fronte a dei Reds capaci di segnare cinque reti in neanche 50 minuti di gioco. Al Manchester United è risaputo manca un mediano difensivo, e l’assenza momentanea di Varane ha aggiunto benzina sul fuoco (evitiamo di citare i numeri difensivi con Lindelof in campo in difesa), ma il compito di un manager è anche saper gestire certe fasi della partita, mentali ed emotive, e al di là del risultato pesante Solskjaer pare in questo senso aver perso un po’ di fiducia da parte dei suoi giocatori.