Il pallone in rete, una mano aperta ed un braccio disteso verso il cielo: tre momenti che descrivono il più grande bomber nella storia del football inglese: Alan Shearer. Duecentosessanta reti e recordman di segnature del Newcastle, il ragazzo originario di Gosforth è divenuto icona di un calcio che, di fatto, non esiste più: quello delle working class, del popolo, quello della maglia che batte il denaro.
Una carriera con un solo trofeo in bacheca (lo storico titolo vinto con il Blackburn nella stagione 1994/95), ma costellata di reti e ornata da sentimenti: quelli che gli permettono all’apice della carriera di dire no (due volte) al Manchester United di Alex Ferguson e ad altre big europee (Juventus compresa), per scegliere il Newcastle. Non la fama , non i denari, ma il cuore. “Quando ero un ragazzino volevo giocare per il Newcastle United, volevo indossare la maglia numero 9 e segnare al St James Park. Ho vissuto il mio sogno e mi rendo conto di quanto sia stato fortunato ad averlo fatto”.

Parole di chi, se avesse seguito i voleri paterni, avrebbe giocato sempre su un prato verde, si, ma pieno di buche, par e bastoni; per fortuna invece, sin da piccolo, “Smooky” (nomignolo affibbiatogli per la smisurata passione per le patatine al bacon) ha avuto le idee ben chiare: diventare idolo della propria gente. Dopo aver depositato un pallone in rete, sempre con una mano aperta ed un braccio disteso verso il cielo.
Pierluigi Cuttica