Gabbiani in volo e il mitico molo bianco; davanti a noi la Manica; il resto è sensazione di vita tra le strette strade dense di negozietti di libri usati e cappelli da donna come usavano una volta. Una piccola realtà che di fatto somiglia in tutto e per tutto alla sua squadra di calcio: vibrante, accesa, vivace.
Il Brighton&Hove Albion nasce nel 1900 nel bel mezzo delle grandi trasformazioni Liberty che caratterizzeranno per sempre lo stile della città. Ad oggi, gioca le sue partite casalinghe al Famer Stadium, un’arena modernissima e avanzata, in perfetto stile new-british. Approda in Premier nel 2017 e si impone ad oggi come una delle più sbalorditive sorprese in ambito calcistico.
L’anno scorso, nella stagione 21/22, il Brighton ha regalato un calcio dinamico e frizzante, complesso e gioioso, meritevole dei grandi risultati ottenuti. Con Potter alla guida, i Seagulls si sono guadagnati prima curiosità e poi attenzione, infine rispetto.
Il Brighton 2022/2023
Per il 2023, i meccanismi si sono collaudati e il cambio di tecnico ha portato alla conferma quello che certamente non era soltanto un timido abbaglio. Il Brighton, con il nostro compare Roberto De Zerbi, ha sviluppato una personalità capace e un coraggio sensibile, traducendo il calcio del bresciano in una continua evoluzione stilistica.
E se è vero che il calcio lo giocano i calciatori, allora è altrettanto vero che la formazione attuale sa giocare a pallone come si deve.
Raya è un buon portiere, giovane e sicuro. Non si potrebbe volere di più.
In difesa troviamo il capitano Dunk che ha saputo adattarsi al meglio alla Premier, in coppia con il giovane talento Colwill, enorme e poderoso.
Sulle fasce si alternano i terzini Lamptey e Estupinan. Il britannico (naturalizzato ghanese) è solido e fluido, mentre l’ecuadoregno è – senza troppi giri di parole – forte. E quando dico “forte”, la mia parola ha un senso. Veloce, tecnico, brillante ma soprattutto capace a difendere e a marcare.
Ma la vera musica beat la diffonde il centrocampo. E che centrocampo, ragazzi; ormai, per De Zerbi, la linea mediana del Brighton è una ricetta sicura.
Imparate a memoria questo quartetto, che un domani verrà ricordato come un autentico esempio di amalgama ed equilibrio: March, Gross, MacAllister e Mitoma. March è un giocatore fantasioso e duttile, un vero “box to box” all’inglese. Ha esperienza e umiltà, il che gli concede maggiore autorità in campo. Gross è un tedescaccio tutto muscoli e tanto cervello, che lavora nell’ombra e si guadagna la pagnotta correndo e sudando novanta minuti alla volta. MacAllister – eroico e sorprendente campione del mondo – gioca con classe e velocità, misti ad una personalità egocentrica e sbruffona tipicamente argentine. Ma nelle sue vene scorre anche sangue scozzese e questo tratto ereditario gli offre carburante agonistico e mascolina aggressività. Mitoma, infine, scorrazza impavido sulla fascia, benedetto da uno stato di forma strabordante; è sicuramente il talento più brillante in questa stagione per quanto riguarda i Seagulls, ma possiamo ben dire che rappresenti una delle rivelazioni più interessanti del panorama calcistico inglese del 2023. Attuale, moderno, velocissimo, imprendibile. Segna pure un bel po’ di gol, dimostrandosi ficcante e opportunista. Un giapponese al posto e al momento giusto.
Infine l’attacco: qui si vivacchia un po’, senza troppi guizzi, ma comunque per il buon De Zerbi, possiamo dire che sia un bilancio tutto sommato positivo. Troviamo dunque l’esperienza di Danny Welbeck, con la sua ormai arcinota imprevedibilità, a stagliarsi lassù in attesa della sortita vincente sul filo del fuorigioco. Ed è in buona compagnia grazie al profilo di maggiore prospettiva della compagine di Brighton: Evan Ferguson, signore e signori.
Un talentino molto ma molto promettente made in Eire, che si sta facendo le ossa muovendosi al ritmo serrato di dieci gettoni in Premier a soli diciannove anni. E fra coppe e campionato, è a quota sette gol, partendo dalla panchina. Potente, arcigno eppure agile, spalle alla porta mostra già una certa personalità.
Una menzione di riguardo per il veterano Lallana, che a Brighton è davvero rinato. Autorità, carisma e una gran tecnica made in Liverpool, lo pongono calcisticamente ad un altro livello rispetto ai compagni; purtroppo, pesa la stanchezza e la mole di infortuni.

Fiducia nel futuro e nelle qualità
Questo per riassumere in modo sintetico un undici davvero emozionante, che si profila squadra intensa e difficile da affrontare sia in casa che in trasferta. Tale dualismo significa solo una cosa: maturità. Conferma che il Brighton & Hove Albion è una squadra adulta e con una personalità ormai netta nel novero del campionato. Oggi, ponendosi come obiettivo la salvezza, gioca con intelligenza e fervore per un posto in Europa, traballando tra la quinta e la sesta posizione, in contrapposizione diretta con mostri sacri come il Tottenham o l’Aston Villa (che sta facendo un campionato strepitoso e di cui ci sarà modo di parlare). Ha battuto squadre importanti e addirittura, guardando indietro, la prudenza di De Zerbi (forse unico neo nella sua gestione), ha portato anche a qualche rimpianto e a qualche punto lasciato su campi che alla fine della fiera si potevano ritenere alla portata.
Ma è davvero tanto, tanto di più di quel che ci si poteva aspettare. De Zerbi fa giocare i suoi uomini in modo fluido e divertente, animoso e animato, e oltretutto con correttezza e sportività invidiabili. Sono ragazzi veloci sia con le gambe che con la testa e si capiscono a meraviglia, in uno schema molto semplice e tatticamente scarno di fronzoli e orpelli.
La manovra avvolge. Il ritmo in difesa è instancabile e la posizione nelle retrovie è precisa e ben mantenuta. Come detto, se proprio vogliamo trovare una pecca nella pur inattesa annata dei Gabbiani bianchi e blu, possiamo azzardare nel dire che manca un certo coraggio e una certa spigliatezza; problemi questi piuttosto naturali, che emergono spesso in squadre ancora non avvezze al blasone della Premier. Ci vuole tempo, e ce ne sarà di sicuro. Perché questo Brighton non dà certo la sensazione di voler tornare nel “piccolo” calcio ancora per un bel po’.
A cura di Michele Simonetti